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eBay, in Francia confermata la condanna milionaria per i falsi Louis Vuitton
Giovedì 16 Settembre 2010
autore: Redazione InterTraders Dopo la recente sentenza della Corte d'Appello di Reims, che nel luglio scorso
ha confermato la corresponsabilità di eBay per le aste di articoli
contraffatti dell'azienda di moda francese Hermès e escluso espressamente il
sito d'aste dal novero dei providers di cui alla Direttiva 2000/31/CE, è dei giorni scorsi una
nuova sentenza, sempre d'appello, che ha confermato la condanna
di eBay anche per i tre giudizi promossi in passato dalla multinazionale di moda
francese LVMH (Louis Vuitton - Moët Hennessy S.A.).
Il 3 settembre scorso, infatti, la Corte d'Appello di Parigi ha confermato le
tre sentenze di primo grado con cui, nel 2008, il Tribunale Commerciale di
Parigi aveva condannato eBay a risarcire con 40 milioni di euro il gruppo LVMH,
riconoscendo in tale circostanza (e confermandola nei giorni scorsi) la
corresponsabilità dell'auction provider per la vendita sulla sua
piattaforma, tra il 2001 e il 2006, di prodotti contraffatti Christian Dior e
Louis Vuitton, e per la commercializzazione, al di fuori della rete esclusiva di
distribuzione, dei profumi Dior, Kenzo, Givenchy e Guerlain.
Probabilmente gli ebayers ricorderanno le sentenze del 2008, che nei fatti
furono una stangata per eBay, tanto da spingere il sito a diramare un comunicato a tutti i suoi iscritti, con cui ribadiva il
proprio impegno nella lotta alla contraffazione, ma esprimeva il proprio
disappunto sulle limitazioni nelle vendite di prodotti griffati, in nome di
“un mercato libero e onesto”, e preannunciando allo stesso tempo
ricorso contro la ridetta sentenza.
5,7 milioni di euro anzichè 40 milioni è il quantum che ora eBay
dovrà corrispondere a LVMH, forse l'unica nota positiva di una pronuncia che
non farà probabilmente dormire sonni sereni a chi gestice il sito d'aste,
soprattutto per le argomentazioni dei giudici d'oltralpe e per
il rischio di ulteriori azioni risarcitorie da parte di altri grandi marchi
della moda e non.
In particolare per quel che concerne il ruolo attivo di eBay nelle sue aste
e la sua non riconducibilità al semplice hébergeur
(provider), quale fornitore in senso puramente “tecnico, automatico e
passivo” che non ha conoscenza o controllo dei dati che
memorizza.
La Corte d'Appello parigina, non risparmiando chiarificazioni, ha infatti
definito espressamente eBay un intermediario, nello specifico un
mediatore, che, rispetto alla figura tradizionale, esplicherebbe il suo ruolo
nella fase preparatoria delle vendite e non in quella conclusiva.
In ragione di ciò, eBay avrebbe dovuto verificare l'autenticità degli articoli
griffati venduti sul suo sito, chiudendo tempestivamente le
inserzioni illecite. Cosa che però non ha fatto, così come non ha vigilato
sulla vendita degli profumi del gruppo LVMH, usciti dall'esclusivo circuito di
distribuzione e rivenduti tra il 2001 e il 2006 tranquillamente nelle aste.
Redazione InterTraders
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