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Focus
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UE: controlli a tappeto su oltre 300 siti di elettronica di consumo, il 55% presenta irregolarità
Giovedì 17 Settembre 2009
autore: Rosaria Di Prata Secondo una recente stima, in Europa il valore delle vendite on line al
dettaglio di prodotti elettronici sarebbe pari a 6,8 miliardi di euro
all’anno e nel solo 2007 presso la rete dei centri europei per la
tutela dei consumatori sarebbe stato registrato un numero considerevole di
denunce (più di un terzo tra tutte quelle in materia di vendite on line
raccolte dalla rete europea dei centri per i consumatori) per i soli
acquisti di apparecchiature elettroniche. Per tali ragioni, nel maggio
di quest’anno, la Commissione Europea ha predisposto un’indagine al fine di verificare l’ottemperanza a tre fondamentali
normative UE: la direttiva per le vendite a distanza, la direttiva sul commercio
elettronico e la direttiva sulle pratiche commerciali sleali.
I paesi coinvolti nell’indagine sono stati ventisei; i controlli si sarebbero
svolti in due fasi: una prima da parte delle autorità nazionali in merito a un
particolare settore di mercato e una seconda finalizzata a esaminare i risultati
“irregolari” e adottare le misure necessarie o applicare le relative
sanzioni.
Tre le principali “anomalie” normative emerse nei controlli
dei vari siti di e-commerce:
- Mancanza d’informazione o informazioni ingannevoli sui diritti
del compratore.
Secondo l’indagine, infatti, gli acquirenti sarebbero informati in
maniera “fuorviante” sul diritto di recesso, ossia la possibilità
di recedere entro tot giorni dall’acquisto senza necessità di fornire una
motivazione, e sulla garanzia legale e il diritto alla sostituzione
dell’apparecchio difettoso (dichiarata spesso della durata di un
anno, mentre la normativa ne prevede almeno due);
- Informazioni del venditore mancanti.
L’indicazione del nome e l’indirizzo geografico sarebbero mancanti o
incomplete rendendo difficile il contatto da parte dell’acquirente in
caso di problemi.
- Informazioni mancanti sul costo totale.
Le informazioni sui costi “extra” connessi con gli ordini on line sarebbero
rivelati solo nella fase finale del pagamento, mentre in altri
casi dietro la promessa di una “consegna gratuita” si celerebbe ugualmente
un addebito “finale”.
Nel complesso i risultati dell’indagine hanno fatto emergere irregolarità
nel 55% dei 369 siti esaminati, di questi il 13% sono stati
oggetto di indagine approfondita (che richiederà nei prossimi mesi una
ulteriore cooperazione transfrontaliera tra le autorità nazionali). I risultati
completi saranno pubblicati a metà del 2010, ma già da ora le imprese
coinvolte nella “verifica” potranno correre ai ripari e, oltre ad avere
diritto di replica, potranno correggere la loro irregolare posizione.
Chi si rifiuterà di regolarizzare le “violazioni” commesse
rischierà la chiusura del sito.
L’indagine in oggetto rileva più che mai l’importanza e il compito
delle associazioni dei consumatori. A tal fine è fondamentale anche
una campagna informativa sull’e-commerce spiegando ai compratori a
quali aspetti prestare “attenzione” quando si decide di acquistare on
line. Se è pur vero che l’evoluzione tecnologica sta rapidamente
spostando verso un uso sempre più massiccio di Internet le abitudini dei
consumatori è altrettanto reale e fondata l’opportunità di rivedere
il presente sistema normativo proconsumatore -sia nazionale sia
europeo- alla luce di una sempre maggiore necessità d’interazione tra forze
di polizia e paesi europei.
Rosaria Di Prata
per International Traders
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