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Martedì 22 Ottobre 2024
Focus

IL PHISHING

Sabato 08 Settembre 2007
autore: Redazione InterTraders
Che cos’è.

Il termine "Phishing" deriva dal verbo inglese "to fish" (pescare, ove il phisher è il pescatore ed il malcapitato il pesce che abbocca) ed indica un particolare tipo di frode informatica basata sulla combinazione di "social engineering" e tecniche informatiche "mirate", finalizzata ad ingannare un utente ed ottenere ad insaputa dello stesso credenziali di autenticazione, numero di conto corrente, di carta di credito etc.

Le origini del "phishing" risalgono ufficialmente alla metà degli anni ’90 e le prime vittime di cui vi è traccia furono gli utenti del portale americano AOL (America On Line) che, rispondendo all’email dei criminali di turno, fornirono le credenziali di autenticazione dei propri accounts di posta elettronica. Da allora la frode ha subito un'evoluzione ed un affinamento sempre maggiori, e se fino ai primi anni del 2000 lo strumento con cui veniva perpetrata era principalmente -se non esclusivamente- la posta elettronica, col passare degli anni vi è stato un aumento qualitativo e quantitativo delle tecniche e dei mezzi usati dai phishers. Oggi infatti è possibile adescare e "far abboccare" un utente non solo via email, ma anche tramite un sito web, un software installato sul pc della vittima, per telefono, via sms etc.

Si potrebbe tranquillamente affermare che più il contesto in cui il phisher agisce è inaspettato per la vittima, più la frode ha successo.



L’esempio.

Nell'immagine a seguire è visibile uno dei più noti casi di phishing, quello ai danni di Poste Italiane. Ad un occhio inesperto l'email in oggetto può trarre in inganno, ma già da una semplice lettura dell'oggetto e del corpo emergono delle palesi stranezze.

Phishing
01

Abbiamo inserito delle frecce di colore rosso per evidenziare gli elementi più significativi (oggetto, corpo e link) che analizzeremo a seguire:


- L’oggetto:

Spedire una email ai propri clienti con una richiesta di 'contributo', ove con esso s'intenda l'inserimento di credenziali di autenticazione al portale poste.it è alquanto insolito, oltre che, nel caso in esame, lessicalmente spropositato (v. freccia n.1 in alto). Gli istituti di credito e tutte le società che gestiscono pagamenti negano espressamente questo tipo di accertamenti via email, invitando l'utenza a diffidare ed a denunciare tali tentativi di truffa.


- Il corpo:

Leggendo il contenuto dell'email si evincono una serie di incongruenze procedurali e tecniche.

Una società fornisce le credenziali di autenticazione al proprio cliente e non il contrario, pertanto è inusuale una richiesta di 'verifica' fatta nei termini sovrindicati.

Molti phishers accennano nelle proprie email a danni accidentali al database della società bersagliata: seppure un tale evento dovesse malauguratamente verificarsi, una società seria adotterebbe comunque una procedura di emergenza lontana dal contattare uno per uno i propri clienti. In caso contrario un recupero dei dati di accesso fatto ad personam richiederebbe una tempistica inaccettabile, procurando all'istituto un danno all'immagine non irrilevante.

Il resto del testo si commenta da sé: se una società o un istituto di credito si rivolgesse ai propri clienti con una tale nonchalance lessicale ed analfabetica, chiuderebbe sul nascere.

Ciò non deve indurci a peccare di superficialità; nel caso in esame l'email è di chiara provenienza estera e, probabilmente, generata e tradotta automaticamente. Con un phisher di nazionalità italiana le cose sarebbero sicuramente andate diversamente ed anche le motivazioni per ingannarci avrebbero avuto un'esplicazione più convincente.


- Il link:

E' il cuore dell'email truffaldina (v.freccia n.2 al centro dell'immagine). Passando sul link il cursore del mouse, senza premere alcun tasto, è possibile intravedere nella barra di stato del client di posta elettronica il link reale a cui verremmo reindirizzati qualora seguissimo le indicazioni del phisher.

Nel nostro caso (v.freccia n.3 in basso) la barra di stato visualizza un indirizzo sconosciuto in cui possiamo notare il suffiso 'co.uk' di origine inglese e la pagina specifica a cui punta denominata 'x.html.'.

Cliccando sul link questo è quanto vedremmo:

Phishing
02

sembra il sito autentico di Poste Italiane, ma purtroppo è solo un'abile ricostruzione.

Una pagina fittizia, ricreata ad arte dal criminale di turno ed ospitata all'indirizzo inglese innanzi visto. Se vi inseriamo dei dati -veri o fittizi che siano- il server non segnala alcunchè accettandoli e reindirizzandoci alla home page vera di Poste Italiane. Unica cosa certa è che li ha memorizzati e li metterà a disposizione del phisher.

E' probabile tuttavia che il phisher sia già a conoscenza del nome utente o di un'altra “delicata” informazione della vittima; dati acquisiti in seguito ad una precedente violazione del server della società-esca, o, come avviene per i numeri di carta Postepay, semplicemente raccolti dai vari portali di e-commerce. In queste rare ipotesi (v.immagine a seguire) la pagina fittizia accetterà solo il nome utente o il numero di carta veritieri, rigetterà i dati sconosciuti e lascerà al malcapitato il solo infelice compito di rivelargli la password.

Phishing 02b


- Varianti del link:

Nel caso appena visto, l'indirizzo a cui punta il link truffaldino è “in chiaro”, ovvero passandoci sopra con il cursore del mouse, nella barra di stato del client viene visualizzato l'indirizzo reale di destinazione. URL che tra l'altro comparirà anche nella barra degli indirizzi, quando, successivamente, la finestra del browser verrà aperta (v.immagine a seguire).

Phishing
03

Tuttavia vi sono vari espedienti per camuffare l'indirizzo reale ed indurre l'utente a credere che quello in apparenza visualizzato sia l'URL veritiero dell'istituto di credito o, magari, una variante indecifrabile frutto di chissà quale protocollo di rete.

E' il caso del nome a dominio presente nella forma di IP (in Rete ogni dominio corrisponde ad un preciso indirizzo IP), visibile nel seguente esempio:

Phishing
04

Ma vi è anche la possibilità di codificare l'intero percorso in formati alternativi particolarmente noti agli informatici, come ad es.ottale ed esadecimale. In Rete è possibile trovare piccoli software che svolgono la codifica in automatico, in questo modo un link come "https://www.intertraders.eu" codificato in esadecimale diventa:

Phishing
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Le modalità con cui è possibile occultare/camuffare un URL tuttavia non si prestano ad una facile e completa elencazione; spesso infatti i phishers sfruttano bugs e vulnerabilità native di alcuni browsers o semplicemente “adattano” comandi, parametri e stringhe nati per un determinato uso, alle proprie necessità e finalità criminali.

E' il caso del carattere @ utilizzato per anni dai phishers di mezzo mondo per ingannare gli utenti di Internet Explorer. In questo caso i phishers più che sfruttare un bug, distorcevano l'uso del carattere @ destinato alla connessione client-server via browser.

Generalmente se un utente desidera connettersi al server del proprio sito web tramite protocollo http o ftp può farlo via browser (anziché tramite un client dedicato); in questo caso la stringa da digitare è composta da nome utente + password + @ + indirizzo del sito + : + numero porta (come nell'esempio a seguire):

Phishing
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nelle vecchie versioni di IE, quando si visitava un sito che non richiedeva credenziali di autenticazione, la presenza di entrambi o anche un solo parametro alla sinistra del carattere @ veniva automaticamente ignorato dal browser. I phishers hanno sfruttato tale “leggerezza” per diversi anni inserendo alla sinistra della @ il dominio autentico di istituti di credito, portali di aste on line o società finanziarie, riuscendo ad ingannare (v.immagine a seguire) migliaia di utenti.

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L'esempio innanzi visto è esemplificativo di come il connubio tra astuzia ed ingegno possa indurre un criminale a sfruttare un meccanismo, originariamente destinato ad una certa funzione, per perseguire le proprie finalità illecite. L'uso combinato di questi espedienti unitamente ai tipi di codifica visti in precedenza possono realmente confondere un utente inesperto.

Nonostante ciò un phisher può intervenire su aspetti squisitamente tecnico-estetici per ingannare l'utente; può ad es. mischiare parti del sito-esca con quelle del sito autentico inserendo, ad es. in un originario portale strutturalmente programmato in multiframe, una pagina del proprio sito (v.schema a seguire).

Phishing
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Può inserire nel reindirizzamento dal proprio sito a quello autentico uno script che apre una finestra popup truffaldina (nell'immagine a seguire è visibile un modello marchiato Visa usato in passato per un phishing ai danni di American Express)

Phishing
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o peggio, sfruttare un cattivo filtraggio dei valori passati via GET tra un pagina e l'altra del sito autentico per far si che quest'ultimo includa scripts o pagine provenienti dal proprio portale.

Sembrerebbe quindi, di fronte ad una email sospetta proveniente ad es. da eBay o PayPal, che il modo migliore per collegarsi al sito autentico consista nel digitare manualmente nella barra degli indirizzi del browser l'URL di destinazione.

Un espediente consigliato da diversi siti, ma che diventa spesso inefficace quando è in atto una tecnica di pharming ai danni del nostro pc o del sito che desideriamo visitare.

Può infatti accadere che un malware (trojan, worm etc.) si installi nel nostro pc modificando il file 'hosts' presente nella directory WINDOWS/system32/drivers/etc del sistema operativo e cambiando le varie associazioni IP-nome dominio, o che, peggio, un cracker manometta il DNS server del provider con cui ci colleghiamo a Internet.

In entrambi i casi tutte le volte che digiteremo www.sitodelnostroistitutodicredito.it nella barra degli indirizzi verremo reindirizzati a nostra insaputa al sito del phisher.



Curiosità.

Il phishing non è necessariamente diretto ad un arricchimento pecuniario e può, diversamente, essere finalizzato anche al semplice impossessamento delle credenziali di autenticazione di un account di posta elettronica, di un portale di aste on line, di un forum o di un sito web con accesso riservato solo a determinati utenti.
In Rete girano diversi aneddoti relativi al phishing, uno dei più singolari è legato al mondo del warez (software piratato).

Diversi anni fa la polizia di Montreal (Canada) sgominò una banda di pirati informatici dediti all'upload ed al download di software illegale da un server FTP “warez”, server che tra l'altro 'permetteva' il download a banda piena di software illegale solo a determinati utenti escludendone altri. La cosa probabilmente non andò a genio a qualcuno degli 'esclusi' che, stanco di questa pseudo-elite, pensò di "espandere" forzatamente la cerchia.

Come? Col phishing.

Il Robin Hood della situazione, fingendosi l'amministratore del server, pensò bene di inviare ai pochi utenti "privilegiati" un'email con una finta comunicazione di servizio ed una richiesta di invio delle credenziali di accesso. La richiesta era insolita, ma il contesto in cui veniva formulata indusse i più ad assecondarla.

Il Robin Hood del warez dopo aver prelevato ciò di cui necessitava dal server ed aver reso pubbliche le credenziali di accesso, le trasmise infine alle autorità di polizia canadesi…

Redazione InterTraders


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