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Giovedì 25 Aprile 2024
Focus

APERTURA DI UN SITO DI E-COMMERCE E CONSEGUENZE DA NON SOTTOVALUTARE

Lunedì 30 Aprile 2012
autore: Redazione InterTraders
Uno degli aspetti indubbiamenti più stimolanti della Rete e della net economy è quello di facilitare la nascita e l'ingresso nel mercato di nuovi soggetti, permettendo l'avvio di attività di compravendita di beni e servizi a distanza senza i limiti (e spesso i costi) di quelle tradizionali.

Proprio quest'ultimo incentivo, unitamente al dilagare di software gratuiti e open source, di ottime guide presenti su Internet e di validi forum di supporto, spinge i più intraprendenti a realizzare siti di vendita online fai da te e a buttarsi nel commercio elettronico. Senza l'ausilio di figure professionali tipiche in fase di startup (come webmasters, consulenti di marketing, commercialisti, ecc.), e nella convinzione di poter realizzare una macchina commerciale completa, in grado di entrare in contatto con centinaia di clienti e di gestire migliaia di ordini e transazioni.

Il che è vero, ma finché le cose vanno bene. Quando qualcosa infatti va storto questa stupenda giostra low-cost può ritrovarsi ad essere fonte di problemi economici e di immagine anche seri per l'azienda. Non a caso, solo quando qualcosa va storto ci si rende conto dei limiti di utilità di manuali, articoli, forum e quant'altro offra gratuitamente la rete.
In uno scenario del genere l'unica speranza diventa allora quella di trovare in fretta e furia un professionista che tiri fuori dai guai l'azienda. Anche a costo di spendere il doppio o il triplo della somma spendibile in un primo momento, se si fosse agito con la dovuta ponderazione...

Di esempi se ne potrebbero fare tanti e a seconda dell'ambito "sottovalutato".
In ambito informatico ad es., l'installazione frettolosa di una piattaforma o senza un minimo di nozioni può compromettere alla lunga la stabilità del sito, la gestione degli ordini o la sicurezza stessa dei clienti (si pensi alla mancata applicazione di patch o aggiornamenti vitali).
Mentre in ambito commerciale, l'assenza di un piano minimale di marketing può portare a un inutile dispendio di risorse economiche, ad un'offerta di prodotti in un mercato già saturo, ecc.
Dal punto di vista legale poi le leggerezze possibili sono davvero tante: dall'adozione di un marchio aziendale confondibile con uno già esistente, al mancato adempimento degli oneri legati all'attività di commercio online. Dalla predisposizione superficiale di contenuti e note legali, alla messa in vendita di prodotti in Paesi con particolari restrizioni doganali, ecc.

Proprio con riferimento ai possibili risvolti legali, pubblichiamo una e-mail giunta di recente in Redazione. Il mittente in questione, nostro lettore nonché titolare di un noto sito di e-commerce che per ovvie ragioni non rendiamo noto, ci ha segnalato un grave problema con la sua attività di vendita. A monte, purtroppo, la leggerezza nella stesura delle condizioni contrattuali del sito.

Segue il messaggio (i riferimenti espliciti a persone e marchi sono stati da noi volutamente oscurati con asterischi):

"Spett.le intertraders, mi chiamo Francesco ***********, vi scrivo per conto della ***********, vendiamo sul sito ***********.com soprattutto capi da donna e bambino, abbiamo anche domande dall'estero, ma purtroppo proprio il mese scorso ci è capitata una cosa assurda. Il danno al momento è limitato perchè stiamo ignorando le richieste di questo signore, ma temiamo che la situazione precipiti.
Il mese scorso dicevo, abbiamo venduto uno stock di ottanta tshirt e jeans della ******** a un signore inglese. L'ordine lo ha fatto dal nostro sito ma per il pagamento ci siamo messi daccordo in privato. Purtroppo questa persona non ci ha pagato tutta la somma che doveva e ora sene è uscito dicendo che i capi non sono quelli che voleva, nell'ultima Email ci accusa pure di avergli venduto maglie non originali e dice che i suoi clienti gli stanno restituendo tutto.
Giorni fa abbiamo ricevuto la lettera del suo avvocato che ci chiede la restituzione dei soldi e un risarcimento di circa dieci mila euro e ci ha minacciati che se non paghiamo ci porta avanti a una tribunale inglese. Ho fatto presente a questo avvocato che caso mai gli facciamo causa noi ma in Italia visto che non ci ha nemmeno pagato tutta la merce, ma lui ci ha risposto che nelle condizioni legali del nostro sito non ci sono riferimenti quindi la sua pretesa è fondata.
L'altra cosa che ci preoccupa è che il suo cliente sentendosi truffato ha iniziato a mandare lettere anche alla finanza e alla polizia italiana, insomma sta sollevando un polverone e abbiamo paura che ci possono chiudere il sito!!!
Abbiamo gia' un nostro avvocato che ci segue da anni ma più per questioni famigliari, inutile a parlargli di internet e queste cose, ci ha fatto capire che non le mastica molto. Ora però non sappiamo che fare e a chi rivolgerci. Potete aiutarci? Grazie infinite!
Francesco ***********
*********** srl"


Le nostre considerazioni
Dalla lettura dell'e-mail la situazione sembra ormai precipitare verso il contenzioso giudiziario e si rende quanto mai necessario un supporto legale ad hoc. Della pratica si sta infatti occupando in queste ore lo Studio Legale Massa, già noto a ebayers e commercianti della Rete.

L'unico ausilio fornibile in questa sede, pertanto, è circoscritto agli accorgimenti futuri che è bene per la società in questione adottare quanto prima..

Già dando uno sguardo al sito, presumiamo che le condizione contrattuali additate dall'avvocato inglese siano state copiate-incollate da altro sito, tant'è che in un paragrafo si fa riferimento addirittura ad un dominio che non ha nulla a che vedere con quello della società (!)

Un'ulteriore leggerezza di chi ha predisposto i contenuti è senz'altro quella di aver inserito anche una versione in lingua inglese e tedesca delle note legali ma puntando su un servizio gratuito online di traduzione automatica dei testi. Una scelta che proprio per la delicatezza dei risvolti, il giro di affari del sito e il possibile effetto boomerang ai danni del gestore, appare fin troppo azzardata.

L'informativa sulla privacy è inoltre incompleta, nella home page il numero di P.IVA è in parte occultato da un banner e il sito non presenta distinzione tra aree indirizzate all'ingrosso e al dettaglio.

Tutti elementi che già da soli suggerirebbero una rielaborazione più meticolosa degli step legali alla luce delle previsioni nazionali e comunitarie in materia di e-commerce, oltre ad una predisposizione più rigida delle condizioni di vendita proprio per gli acquirenti stranieri.

Redazione InterTraders


Hai bisogno di assistenza legale specifica su questa tematica o su argomenti simili legati a Internet?

Se sì, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni direttamente sul sito dello Studio Legale Massa:

In alternativa, puoi contattare direttamente lo Studio ai recapiti indicati nell'apposita sezione "CONTATTACI" (l'assistenza prestata non è gratuita).


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Scritto da Hudson hawk il 06/05/2012 alle ore: 23:10
interessante anche se x fortuna casini come questi non mi sono mai capitati in 5 anni di vendite.
Quando arrivi a 1000 ordini al mese non puoi essere cosi co****ne da risparmiare pure sulla carta igienica che consumi.
Secondo me dovevate parlare dei venditori di e-bay che commercializzano tutte le schifezze cinesi e quando poi la dogana gli blocca tutto e li denuncia gridano al complotto o rompono i ma**ni a noi altri che non vendiamo tarocchi !
Scritto da Bruno Rentini il 30/04/2012 alle ore: 15:51
Convido il contenuto dell'articolo. mi permetto di precisare che purtroppo commercialisti e wmaster hanno costi elevati. quindi meglio partire con il risparmio e regolarizzare un po alla volta le cose o no ?
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