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LE ASTE AL RIBASSO: COSA SONO E QUALI RISCHI NASCONDONO.
Lunedì 31 Marzo 2008
autore: Elvira Daddario e Rocco Gianluca Massa Spuntano come funghi in Rete ed è sempre più difficile trovare amici o
conoscenti che non li abbiano visitati o non vi abbiano fatto un’offerta
nella speranza di aggiudicarsi una BMW o un iPod per pochissimi
euro; sono i portali di aste al ribasso, un nuovo fenomeno che
imperversa su Internet da qualche anno e che negli ultimi mesi sta dando filo da
torcere ai portali di aste tradizionali.
Ma cosa sono le aste al ribasso e come funzionano?
Secondo l’accezione classica l’asta al ribasso è un tipo di asta che funziona in
maniera inversa rispetto ad una tradizionale, ossia vince chi offre di meno e
non chi offre di più. Tuttavia i siti che offrono questo tipo di aste
tenderebbero a ridimensionare il proprio ruolo definendosi semplicemente siti
che offrono “servizi di vendita on line” e che permettono agli
acquirenti interessati di comprare oggetti ad un prezzo decisamente inferiore al
loro valore di mercato.
Probabilmente i lettori avranno sentito parlare di case acquistate al
prezzo irrisorio di 500 euro, di automobili aggiudicate a soli 200 euro, di
console per videogiochi praticamente “regalate” al prezzo irrisorio di 76
centesimi etc. Nessuna cifra ingannevole o inventata, sia chiaro, nelle
aste al ribasso infatti l’affare è reso possibile grazie a un meccanismo che,
come accennato, funziona al contrario delle aste tradizionali.
Per spiegarne meglio il funzionamento partiamo dall’immagine a seguire (tra
l’altro presente in una grafica leggermente diversificata nei vari portali
dedicati all’argomento):
Nelle aste al ribasso si aggiudica l’oggetto in vendita colui che
propone l'offerta unica più bassa, ossia, chi risulterà al termine
dell’asta l’unico offerente per la cifra proposta e allo stesso tempo quello che
ha fatto l’offerta più bassa fra quelle uniche.
Nell’immagine vista ad es. il partecipante che ha offerto € 0,03 risulterà
vincitore dell’asta poiché ha fatto un’offerta unica che fra quelle proposte è
allo stesso tempo quella di minore importo.
Di primo acchito si ha quindi la sensazione di prendere parte ad un meccanismo
semplice ed estremamente vantaggioso per chi è in cerca di affari… Purtroppo
però vi è un rovescio della medaglia, ossia chi intende prendere
parte a questo tipo di aste deve sostenere delle spese a prescindere
dall’aggiudicazione dell’oggetto.
Per partecipare alle aste al ribasso infatti è necessario pagare una determinata
cifra (che in base alle "condizioni" previste dal sito viene
incassata integralmente dal gestore o ripartita tra questi e l'eventuale terzo
che mette a disposizione il bene da vendere) per ogni offerta che si desidera
fare: un importo che solitamente oscilla, a seconda del portale d’aste e del
tipo d’asta fra € 1,00 e € 3,00, e che serve in pratica all’offerente per
“acquistare” un determinato valore dell’oggetto e per ricevere un “pacchetto
informazioni” che rende noto all’interessato la situazione della propria offerta
in quel preciso istante (se è unica e più bassa, unica ma non più bassa, non
unica).
Nel caso in cui la propria offerta non sia l’unica più bassa è possibile
“rilanciare” al momento stesso sborsando sempre lo stesso importo nel tentativo
di centrare l’offerta “giusta”.
A questo punto qualche interrogativo sorge spontaneo:
E se nell’asta non vi è un’offerta unica più bassa?
Se vi sono solo offerte con più offerenti?
In questa ipotesi al termine dell’asta si tiene conto dell’importo più basso
offerto dal minor numero di offerenti, e tra questi utenti colui che in ordine
cronologico ha fatto per primo l'offerta si aggiudicherà l’oggetto.
Facciamo un esempio, supponiamo il verificarsi della seguente situazione:
• 5 euro: 3 offerte
• 4 euro: 2 offerte
• 3 euro: 3 offerte
• 2 euro: 4 offerte
• 1 euro: nessuno
In questo caso l’oggetto sarà assegnato tra gli utenti che hanno fatto l’offerta
di 4 euro poiché è quella che, essendo stata fatta solo da due utenti, più delle
altre si avvicina ad essere l’unica più bassa. Tra questi due utenti poi
il vincitore dell’asta sarà chi ha cronologicamente effettuato per primo
l'offerta.
Certo, chi si aggiudica l’oggetto paga solo la cifra offerta (che siano 10
centesimi per un iPod, 15 euro per un auto etc.) e le eventuali spese di
spedizione, ma se si considera che ogni offerta può avanzare di centesimo in
centesimo, è facile immaginare con che difficoltà si riesca ad azzeccare
l’offerta giusta.
Inoltre da quanto affermano gli utenti sui vari forum dedicati all’argomento la
funzionalità delle aste al ribasso sarebbe proporzionale alla domanda
riguardante un articolo; gli oggetti che si trovano su queste aste infatti
sono principalmente oggetti nuovi di fabbrica, tecnologici e di largo
consumo come televisori al plasma, pc portatili, iPod, monitor LCD,
telefoni cellulari, navigatori satellitari, auto, moto, etc. Se si
desiderasse vendere con un’asta al ribasso un bene poco conosciuto o di scarso
interesse è facile intuire il rischio per il venditore di venderlo a prezzo
regalo intascando una cifra irrisoria anche dai singoli rilanci.
Aspetti critici delle aste al ribasso.
Una volta che un utente si aggiudica un’asta solitamente il suo nominativo viene
pubblicato sullo stesso sito d’aste “per trasparenza” e alcuni portali (ad es.
Bidplaza) prevedono
persino la pubblicazione della foto che ritrae acquirente e venditore al momento
della consegna del bene. Tutto regolare in apparenza, non fosse che da
qualche tempo chi si è interessato al fenomeno ha iniziato a manifestare qualche
perplessità sui retroscena dei rilanci….
Con il crescere dei numerosi siti di aste al ribasso, infatti, hanno iniziato a
diffondersi anche forum e discussioni dedicati al funzionamento delle stesse, ed ormai
è sempre più frequente leggere di utenti che manifestano delusione e diffidenza per questo o quel sito d’aste.
Uno dei fenomeni più singolari che viene spesso denunciato oltre alla mancanza
di trasparenza nelle offerte (su cui torneremo meglio più avanti) è ad es.
il ripetersi degli stessi nominativi tra gli aggiudicatari delle
aste. Soggetti che puntualmente fanno man bassa di oggetti in vendita
aggiudicandoseli in barba a decine di offerenti (a volte centinaia o migliaia
essendo alcune aste accessibili anche a offerenti stranieri) e a prezzi
veramente irrisori.
Un esempio è riscontrabile nell’immagine a seguire:
Come è evidente in questo caso due utenti sono riusciti “stranamente” ad
aggiudicarsi nell’arco di 24 ore ben 4 articoli abbastanza “gettonati”…
Fortuna? O più semplicemente vincita pilotata?
Possibili entrambi, come è anche possibile che ci sia dietro un’altra
spiegazione.
Scartando infatti l’ipotesi del colpo di fortuna reiterato o dell’asta
truccata/pilotata (circostanza fondata magari in fase di lancio di un
nuovo sito), è plausibile che dietro tot aggiudicazioni ripetute a
breve distanza vi siano vere e proprie “strategie” messe in atto dai
partecipanti e basate a titolo esemplificativo su fattori e “manovre”
di seguito elencati.
1 - Acquisto di una certa quantità di puntate -spendendo
ovviamente più denaro- in modo da assicurarsi un maggior numero di probabilità
di fare offerte uniche più basse.
2 - Concentrazione delle offerte da fare negli ultimi minuti
dell’asta, magari dopo qualche offerta-test per sondare le fasce di offerta
papabili.
3 - Preferenza per siti di aste appena nati o ancora poco
conosciuti, in cui il numero di partecipanti è limitato e quindi sono maggiori
le probabilità di vincita.
A questo punto il tutto si trasformerebbe in una questione
probabilistica, dove gli utenti che si aggiudicano in gran parte dei
casi i beni sono offerenti “professionisti”.
Persone che sanno come muoversi e che partecipano alle aste non occasionalmente,
bensì nell’ambito di una vera e propria “attività” professionale (sul tema vi
suggeriamo la lettura dell’articolo “La verità su Bidplaza e sulle aste
al ribasso” di Piero Toffanin, da cui è estratta l’immagine appena vista).
Se da un lato le aste al ribasso sembrano quindi una vera manna dal cielo per
chi ama l’e-commerce e insegue il low price, dall’altro il proliferare
continuo di siti del genere troverebbe giustificazione proprio negli ingenti
guadagni che ne trarrebbero gestori e venditori.
Si pensi esemplificativamente all’asta di un cellulare del valore commerciale di
circa 200 euro, in un’asta al ribasso con costo della puntata di 2 euro, saranno
sufficienti al banditore 100 puntate (100*2=200 euro) per coprire interamente il
costo dell’oggetto. Il venditore (che sia lo stesso banditore o
il terzo che mette a disposizione gli oggetti per l’asta), oltre a
ricevere un importo pari al prezzo di mercato dell’oggetto avrà a disposizione
un pacchetto di informazioni relative alle abitudini di acquisto degli
acquirenti (e degli offerenti).
In base ai dati messi a disposizione dai siti di aste al ribasso (dati mai
completi ed esaurienti sull’andamento anche di una singola asta), non è
possibile quantificare i loro guadagni, ma è facile immaginare che si tratti di
cifre molto elevate e dipendenti dal numero di partecipanti all’asta. Inoltre,
gli oggetti messi in vendita raramente sono più di una decina (per siti appena
nati anche poche unità), in modo tale da concentrare un maggior numero
di partecipanti nelle aste presenti.
Sembra un affare per tutti insomma, anche se, come visto, chi ci rimette
realmente sono coloro che fanno offerte senza una strategia precisa e senza
investire grosse somme di denaro (forse la maggioranza degli utenti).
Vi è inoltre l’aspetto psicologico-compulsivo da non
sottovalutare: è frequente infatti che l’utente sprovveduto si accanisca nel
fare offerte (un po’ come avviene per chi spende soldi con le famigerate
macchinette da bar). In questo caso il voler conoscere immediatamente
l’esito della propria puntata porta automaticamente l’interessato a un maggiore
esborso di denaro e ad investire intere fortune senza vincere alcunché
(complice in questo caso il fatto che alcuni siti di aste offrano gratuitamente
un certo budget iniziale) e per di più senza un controllo-limite sulla
somma massima mensile spendibile sul sito (elemento presente
solitamente nei siti di scommesse on line).
In Rete infatti vi è chi testimonia di aver fatto rilanci per importi totali
superiori alle centinaia o alle migliaia di euro!
Non solo. Un aspetto spesso dibattuto riguarda la qualifica soggettiva
dei siti di aste al ribasso, le attività in esse svolte e il dilemma se queste
ultime siano in realtà aste, vere e proprie lotterie o se il tutto possa
qualificarsi come gioco d’azzardo.
Certo, il confine almeno tra asta e lotteria è veramente molto sottile.
Senza sfociare in considerazioni di natura giuridica e scartando le spiegazioni
giustificatorie fornite dagli stessi portali di aste, a mio avviso siamo di
fronte a qualcosa di ibrido, a metà fra un’asta ed una
lotteria; un’asta, infatti, è una gara finalizzata all’aggiudicazione
di un bene o all’elargizione di un servizio dove il prezzo finale rispecchia il
gradimento del mercato verso quel prodotto e contemporaneamente il valore
percepito dal mercato stesso di quel prodotto o servizio.
Inoltre per partecipare ad un’asta e fare un’offerta, solitamente non si
sostengono costi aggiuntivi, pertanto chi non si aggiudica l’asta non perde
nulla.
Come se non bastasse si consideri che questo tipo di aste si
differenziano dalle aste al ribasso “tradizionali”, dove vi è comunque una
soglia minima al di sotto della quale l’offerta diventa antieconomica per
l’aggiudicatario (si pensi ad alcune tipologie di gare d’appalto).
E’ evidente pertanto che il funzionamento delle aste in oggetto si avvicina di
più a quello di una lotteria e non solo per il fattore “fortuna” che gioca
comunque il suo ruolo, ma perché la partecipazione prevede comunque un
costo (paragonabile a quello di acquisto di un biglietto i cui elementi
identificativi coincidono con oggetto, giorno, ora dell’asta e valore
dell’offerta).
In un parallelismo del genere è facile intuire come più “biglietti” si
acquistano, meno persone partecipano alla lotteria e più probabilità si hanno di
vincere.
In quest’ottica si segnala anche una delle ultime tendenze dei portali di aste
al ribasso, che consiste nel mettere in palio buoni acquisto del valore di
diverse centinaia di euro da investire successivamente nell’acquisto di
“pacchetti di informazione” per aggiudicarsi successive aste.
Per il resto, a rendere ancora più difficile la qualificazione sostanziale
dell’attività che si svolge sui siti d’aste al ribasso è il fatto che in alcuni
di essi (è il caso di youbid.it) è previsto anche il diritto di recesso
all’aggiudicatario e la concessione di un lasso di tempo per optare se
acquistare o meno il bene, quando in una normale asta solitamente
l’aggiudicazione è vincolante per l’utente senza possibilità di rinunciare al
bene.
Il problema principale delle aste al ribasso resta comunque quello della
trasparenza e della mancanza di un controllo “imparziale” sull’andamento delle
stesse. Come ci segnala infatti un nostro lettore, Domenico Basti, la
genuinità delle offerte e della trasparenza nell’aggiudicazione delle aste è
alla totale mercè dei gestori del sito. In particolare Domenico si chiede come
sia possibile controllare “che le aste non siano pilotate e che quindi
vengano vinte da utenti fantasma creati dai gestori del sito” essendo
questi ultimi gli unici in grado di vedere l’elenco “in chiaro” degli offerenti
e delle puntate ad essi associate.
Nell’immagine a seguire ad es. è visibile un elenco delle puntate effettuate nel
corso di una delle tante aste al ribasso; sebbene la lista venga pubblicato dal
gestore al termine dell’asta, oltre al numero delle offerte non vi è indicazione
alcuna dei nominativi degli offerenti...
Quelli sulla “trasparenza” sarebbero quindi dubbi fondati ove si pensi
che come visto l’unico nominativo rivelato dal portale è quello del vincitore di
cui in alcuni casi ne viene rivelato solo il nickname.
In un tale contesto siamo ingenuamente portati a pensare che si tratti di
offerenti reali, ma allo stesso tempo nulla ci vieta di ipotizzare che i vari
rilanci siano opera dello stesso software di gestione delle aste o, peggio
ancora, di utenti fittizi.
Si legge ad es. tra le righe di presentazione di uno dei vari portali di aste al
ribasso quanto segue:
“Il software garantisce che ogni asta sia aggiudicata all’utente che abbia
presentato l’offerta unica più bassa. Il nostro sistema, infatti, assicura la
massima trasparenza del servizio così come la massima correttezza di ciascuna
asta. Ciò è dato dal fatto che ogni informazione relativa allo svolgimento di
ciascuna asta, quali ad esempio l’identità di ciascun offerente, il momento di
presentazione di qualsiasi offerta ed il valore economico di ognuna di esse,
rimane salvata, per essere quindi suscettibile di ogni eventuale successivo
controllo, presso data base gestiti facendo uso di misure di protezione e
sicurezza all’avanguardia.”
Dal momento che è tutto trasparente e corretto perché non pubblicare gli
ID utente degli altri offerenti anche parzialmente oscurati da
asterischi?
E del vincitore perché non riportare il numero di rete fissa o il codice
fiscale sempre parzialmente oscurati da asterischi per preservarne la
privacy?
Ci si lamenta di continuo delle aste e dei feedback “privati” (non in
chiaro) che periodicamente capita di incontrare su eBay ma nelle aste al ribasso
solo il nome del vincitore è in chiaro e un punteggio di feedback a tutela degli
altri offerenti è totalmente assente!
Concludiamo con una curiosità: provate a digitare nel motore di ricerca di eBay
le parole “aste” e “ribasso”… verrà fuori una lista di inserzioni che vendono
links a siti di aste al ribasso…
Un affare nell’affare?
Per fortuna è sufficiente una ricerca con Google per ottenere i medesimi links a
costo zero.
Elvira Daddario e Rocco Gianluca Massa
esclusiva per International Traders
Hai bisogno di assistenza legale specifica su questa tematica o su argomenti simili legati a Internet?
Se sì, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni direttamente sul sito dello Studio Legale Massa:
In alternativa, puoi contattare direttamente lo Studio ai recapiti indicati nell'apposita sezione "CONTATTACI" (l'assistenza prestata non è gratuita).
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